È silenzioso e invisibile, brutale e implacabile: basta aspirarlo per rischiare la morte ancora prima di poter dire “idrogeno solforato”.
Oggi fortunatamente il settore offshore dispone degli strumenti necessari per rilevare questo gas anche in concentrazioni minime, in modo da attivare il segnale d’allarme e proteggere le persone circostanti prima che sia troppo tardi.
Più pesante dell’aria, quando è presente in piccole dosi ha uno sgradevole odore di uovo marcio. Possiede caratteristiche nefaste, in quanto corrosivo, infiammabile, esplosivo e, anche in quantità relativamente minori, estremamente velenoso. L’H2S (questa la sua formula chimica) minaccia costantemente tre settori fondamentali: l’offshore, l’agricoltura e la pesca.
Di recente, due pescatori in Danimarca sono morti dopo che il loro pescato, conservato senza ghiaccio, aveva iniziato a imputridire, rilasciando il gas: sono entrati nella stiva e non c’è stato più niente da fare. E difficilmente ci sono annate in cui non si registri la morte di un contadino a causa del gas. L’anno scorso, nell’Irlanda del Nord, un astro nascente del rugby si è avventurato in un silo per soccorrere il fratello svenuto, il quale a sua volta era entrato per trarre in salvo il padre, anch’esso svenuto dopo aver rincorso all’interno il loro cane: sono morti tutti e tre nel giro di pochi secondi. Questi fatti di cronaca sono frutto dell’ignoranza umana nei confronti della natura.
L’ascesa delle piattaforme offshore
E se l’azione della natura, già potente di per sé, viene ulteriormente fomentata dall’uomo, le conseguenze possono essere ancora più devastanti: nel dicembre del 2003, in Cina, si è sprigionato H2S da un pozzo di perforazione terrestre. Le vittime ammontavano ad almeno 233 esseri umani e 1.000 animali, mentre i feriti hanno toccato quota 9.000.
L’attenzione e il rigore costante nei confronti dei clienti hanno fatto sì che, nei 30 anni di attività di Maersk H2S Safety Services in questo settore, non si registrasse alcun incidente mortale offshore. Maersk H2S Safety Services è un’azienda globale che fornisce in tutto il mondo apparati di protezione per le vie respiratorie e dispositivi di rilevamento; il magazzino principale, situato a Esbjerg, era incredibilmente vuoto nel giorno della nostra visita. “Abbiamo appena inviato un ordine senza precedenti in Brasile, per un totale di 15 container” spiega Niels Koed Hansen, Responsabile generale delle vendite presso Maersk H2S Safety Services.
Tossicità letale
Tutt’altro che vuoti, invece, erano gli stabilimenti aziendali, dove infinite distese di rilevatori aspettavano di essere sottoposti ai regolari controlli e alle procedure routinarie di calibrazione: questi dispositivi sono in grado di rilevare valori minimi di 5 ppm (parti per milione). Bastano 100 ppm a compromettere irrimediabilmente il senso dell’olfatto, mentre 1.000 ppm provocano il decesso: per avere un quadro della situazione, è come versare un cucchiaino di veleno in sei litri d’acqua, ottenendo un liquido in cui ogni singola goccia ha una tossicità letale.
Secondo l’istruttore Claus Thorberg Hansen, c’è solo una cosa peggiore della morte per inalazione di H2S: sopravvivere. Di recente, ha preso parte a uno dei suoi corsi un lavoratore esposto a una concentrazione di 250 ppm: era stato in cura per oltre due anni, ma non avrebbe mai riavuto i suoi polmoni e il suo olfatto. Tutto questo è successo perché si è imbattuto in quantità minori: diversamente da altri vicino a lui, ha avvertito una zaffata, la quale però ha fatto in tempo a raggiungerlo. Rispetto ad altri sopravvissuti, se l’è cavata discretamente.
Claus era reduce da un corso per un altro gruppo di trivellatori; per l’esercitazione pratica aveva utilizzato un container buio, fatto apposta per disorientare, pieno di quelle che sembravano enormi gabbie: all’interno i partecipanti dovevano muoversi a tentoni fino a mettersi in condizioni di sicurezza. Gran parte della procedura di sopravvivenza consiste nel mantenere la calma, in modo da indossare correttamente i dispositivi di sicurezza per evitare infiltrazioni di gas.
Vecchi pozzi, nuovi pericoli
Il ruolo principale di Maersk H2S Safety Services è quello di fornire tutta l’attrezzatura necessaria, per poi assicurarsi che ogni singolo soggetto a bordo sappia come comportarsi. Di conseguenza, è previsto un periodo di addestramento presso gli impianti, e nelle aree in cui la presenza del gas è anche soltanto una remota ipotesi, deve esserci sempre un rappresentante dell’azienda reperibile.
Nel mondo delle trivellazioni, non ci sono spazi potenzialmente più esposti al gas, perché l’H2S può nascondersi dappertutto. Ovviamente esistono zone in cui non è mai stato rilevato, ma dato che la sua formazione è dovuta alla decomposizione batterica delle sostanze organiche, si tratta di un elemento intrinseco del processo evolutivo del petrolio e del gas naturale.
L’H2S può manifestarsi anche in contesti dove in origine non era presente. Al momento si stanno eseguendo nuove esplorazioni su alcuni pozzi originari del mare del Nord, poiché le moderne tecniche di trivellazione, essendo ottimizzate, rendono recuperabili alcuni giacimenti gas-petroliferi un tempo troppo costosi o difficili da raggiungere. Nel breve periodo trascorso da quando i pozzi sono stati dichiarati inattivi, i batteri hanno creato sacche di H2S.